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Necropoli Romana di Cappella

Necropoli Romana di Cappella

La necropoli romana di Cappella è uno dei tanti monumenti di destinazione funeraria presenti lungo la strada che collegava il porto di Misenum (Miseno) con il municipium di Cumae (Cuma). È un sito archeologico posto al confine tra i comuni di Bacoli e Monte di Procida, al di sotto dell'attuale Piazza dedicata al poeta contemporaneo Michele Sovente (1948-2011). Una struttura composta da più ambienti ascrivibili ad epoche diverse e destinati a differenti riti funebri: dall'incinerazione all'inumazione dei defunti, dalle nicchie per le urne cinerarie alla sepoltura a terra e le tombe collettive.

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Necropoli Romana di Cappella. (2020)
  1. Descrizione
  2. Scavi
  3. Pianta composita
  4. Decorazioni
  5. Ambienti recenti
  6. Epigrafe
  7. Contatti

Il ritrovamento della necropoli romana di Cappella

Gli scavi primi anni 2000

La Necropoli Romana di Cappella è uno dei tanti monumenti funerari ascrivibili al periodo dell'impero romano e che sono presenti lungo la strada che porta dal porto di Miseno alla città di Cuma. Esso è stato riportato alla luce nei primi anni Duemila a seguito di alcuni scavi effettuati presso quella che anni fa si chiamava Piazzetta Mercato di Sabato e che oggi si chiama Piazza Michele Sovente, in memoria del poeta nato e cresciuto nella frazione di Cappella. Parte di quest'ultima è territorio del Comune di Bacoli ma il punto esatto in cui ricade il sito archeologico e quindi la piazza che lo sovrasta è afferente al Comune di Monte di Procida. Infatti, Via Cappella Vecchia, la strada su cui si affaccia la piazza e quindi la necropoli, è l'esatta linea di demarcazione tra i due comuni dell'area flegrea (le altre due frazioni in comune sono Miliscola e Torregaveta).

Cappella, tra necropoli e colombari

Cappella è una delle aree periferiche più urbanizzate dell'antica città di Misenum e si chiama così proprio per la presenza di una fitta rete di monumenti funerari tra necropoli e colombari. Secondo lo studioso Beloch, soltanto a Cappella (che, curiosamente, ospita oggi il cimitero del Comune di Bacoli) ve ne erano una ventina e molti sono i resti ipogei coperti dagli edifici moderni. Tuttavia tre sono le persistenze archeologiche di destinazione funeraria più evidenti nella zona: oltre alla necropoli di Piazza Sovente anche alcuni resti presenti lungo il fronte stradale di Via Miliscola e al Fusaro, all'incrocio tra Viale Vanvitelli e l'ingresso di Via Virgilio.

Ritrovamento delle epigrafi secolari

Le incisioni scritte sulle epigrafi sepolcrari forniscono informazioni sui nomi e la tipologia delle navi attraccate al porto di Miseno, le età dei marinai al momento del loro decesso e gli anni di servizio. Tutto il sepolcreto è stato utilizzato, con ogni probabilità, fino al V° secolo.

La pianta composita della necropoli

Seguendo la planimetria generale della necropoli tutti i monumenti funerari sono distribuiti lungo un'unica quinta architettonica con orientamento Est-Ovest in cui si distinguono diverse fasi di costruzione dei sepolcri in base al differente periodo ed ai diversi rituali che si sono susseguiti nel corso dei secoli. L'ambiente più antico (Ma14) è il primo che si trova sulla sinistra dopo aver percorso il tratto di scale in ferro che dall'ingresso sul livello stradale portano al livello inferiore in cui si trova la necropoli. Si tratta di un edificio di forma quadrangolare, ascrivibile al I° secolo a.C. e progettato, probabilmente, come mausoleo per una sepoltura unica vista la camera sepolcrare posta più in profondità. All'interno sono presenti varie piccole nicchiette al fine di contenere le urne con le ceneri dei defunti precedentemente cremati in luoghi dedicati (ustrina).

Prima dell'avvento del Cristianesimo, infatti, la pratica funeraria più prevalente tra i romani era quella dell'incinerazione. Tra la fine del I° e l'inizio del II° secolo d.C si passò man mano alla inumazione dei corpi direttamente nella terra e quindi la creazione di tombe in muratura sfruttando gli spazi liberi delle strutture più antiche con apposite nuove costruzioni per contenere più deposizioni oppure adattando quelle preesistenti alla nuova modalità di sepoltura. È possibile distinguere il primo ambiente più antico rispetto alle quattro unità adiacenti lungo la dorsale destra (Ma13, Ma03, Ma12 ed Ma01) a partire dalla tecnica costruttiva delle pareti: opus incentrum il primo, opus reticolatum gli altri quattro ma in ambedue i casi le condizioni in cui sono state ritrovate non sono ottimali. Si tratta di quattro edifici dalla pianta quadrangolare con volta a botte destinati ad un tipo di sepoltura collettiva ad incinerazione. La parete di fondo è decorata da un'edicola sormontata da un frontone in cui vi è una nicchia con la semivolta decorata da una conchiglia di stucco. Le pareti laterali sono provviste di tre serie di nicchie divise tra loro da una cornice di stucco piatta.

Le decorazioni della Necropoli

In Ma13 e in Ma03 della necropoli, entrambi di età flavia e antonina, vi sono tracce di decorazioni di rosso ed indaco oltre a due effigi dipinte al centro delle volte a botte:

  • La prima decorazione che si incontra è una figura femminile, una menade danzante, adepta del dio Dioniso, con in mano il tirso (bastone decorato da tralci di vite) e una coppa per il vino.
  • La seconda, invece, è una raffigurazione della dea Selene, divinità di origine egiziana (Iside) protettrice delle flotte e di chi viaggia per mare in genere.

Il mito di Selene si diffuse nell'antica Roma per i monumenti funerari perchè espressione del concetto della morte e dell'aldilà in maniera meno cruda e dolorosa. Esso è dovuto alla storia della dea e di Endimione, un giovane cacciatore "addormentato" per un sonno eterno da Zues, proprio per volere di Selene, affinchè la dea stessa possa vegliare su di lui e amarlo per l'eternità. L'idea di resurrezione e ritorno alla vita e della salvezza dopo la morte erano i concetti espressi attraverso vari riti di iniziazione prima dell'inumazione dei defunti, come dimostrano anche alcune monete trovate tra i denti dei corpi ritrovati negli ambienti meno antichi della necropoli. Le monete poste dai familiari dei defunti erano, evidentemente, l'obolo da corrispondere a Caronte, il traghettatore degli inferi.

Gli ambienti più recenti della necropoli

Nel corso del II° secolo d.C si passa ad un tipo di sepoltura in fossa terragna, così tutta l'area retrostante la quinta architettonica che affaccia sulla strada (nel frattempo rialzata di livello) fu utilizzata per oltre cento inumazioni a terra con i corpi dei defunti, coperti di tegole inclinate a due a due, deposti direttamente in fossati oppure all'interno di casse di legno. Il corredo ritrovato era pressocché esiguo, limitato ad uno o due boccalini in ceramica comune. Accanto a queste sepolture realizzate direttamente a terra sorsero altri tre monumenti più "recenti" contenenti tombe per contenere gruppi di inumati. L'ambiente Ma02, costruito alle spalle dell'edifico Ma12, è completamente ipogeo e di forma quadrata. All'interno sono state ritrovate tre tombe in muratura accostate ai tre lati lasciando uno spazio vuoto al centro. L'ambiente Ma04 è, invece, quello più grande e più complesso dell'intera necropoli di Cappella: esso è isolato rispetto alla quinta architettonica ed è stato costruito per ospitare un numero maggiore di inumati essendo strutturato da tombe rialzate su più piani. Alle spalle di questo si trova un terzo ambiente (Ma05) più piccolo e dalla struttura più semplice con tre tombe in fossa foderate in muratura.

L'epigrafe

Durante le operazioni di scavo tra il 2001 ed il 2003 della necropoli romana di Cappella è stata rinvenuta una epigrafe contenente interessanti indicazioni sulla vita della flotta dell'impero romano di Miseno. Essa è conservata presso il Museo Archeologico dei Campi Flegrei ma con una stampa è illustrata all'esterno del sito di Cappella insieme alla planimetria generale. L'epigrafe cita il nome di un marinaio semplice, Tiberio Claudio Phoebo, originario dell'Asia Minore, che visse trent'anni e che per quattordici è stato al servizio della Classis Misenensis sulla nave trireme di nome "Capricorno". L'epigrafe è stata dedicata da Lucio Vibio Valente, sotto-ufficiale della trireme stessa.

Necropoli Romana di Cappella: come arrivare e come visitare

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