Comunemente note col nome di Peschiere di Lucullo, è un complesso di sei cavità naturali scavate all'interno della massa tufacea della montagna di Miseno lungo la linea di costa che affaccia sulla spiaggia. Strutture cavee che in epoca imperiale fungevano da cisterne e vasche per la conservazione dell'acqua e per l'allevamento ittico di un'antica villa patrizia appartenuta a Lucio Licinio Lucullo, da qui il nome attribuito alle peschiere. Non tutte, però, assumono le stesse caratteristiche e non tutte sono state ancora oggetto di studi approfonditi. Di queste sei strutture, a partire dagli anni Novanta, è stata disegnata una pianta schematica molto verosimile.
- Descrizione
- Origini
- Struttura
- Ambiente A
- Ambienti B, C e D
- Ambienti sommersi E e F
- Altri ruderi
- Biocenosi delle caverne
- Visitare
Peschiere di Lucullo, cavità scavate nel tufo
A Capo Miseno, lungo la parete della montagna che affaccia sulle spiagge di Miseno e Miliscola, adiacenti al sito archeologico della Grotta Dragonara, sono presenti delle cavità scavate nel tufo che prendono il nome di Peschiere di Lucullo. Sono una serie di ambienti ricavati nella roccia, dalle caratteristiche più o meno omogenee, che in passato facevano parte di un'antica villa patrizia, appartenuta presumibilmente a Lucio Licinio Lucullo, un politico dell'età repubblicana che fu console nel 74 a.C. Tali cavità sono situate in parte sulla terraferma e in parte a mare ma tutte fanno parte di un unico complesso di strutture ipogee ed epigee destinato a funzioni idrauliche e all'allevamento ittico.
Lucio Licinio Lucullo, infatti, era uno dei tanti personaggi dell'epoca romana con la passione per l'itticoltura e la pescicoltura e che decisero di acquistare una villa nell'area dei Campi Flegrei (dove si sviluppò soprattutto l'allevamento delle murene). Da qui l'acquisto per 2.500.000 milioni di sesterzi di una villa nell'antica città di Miseno, frazione dell'odierna Bacoli, appartenuta in precedenza a Caio Mario e Cornelia.
Le fonti storiche non descrivono in dettaglio la villa e le sue strutture e non si ha neanche la certezza assoluta che queste strutture siano afferenti alla residenza misenate di Lucullo. Quello che è certo, però, desumibile da un primario studio delle parti emerse delle suddette cavità, è che tali pertinenze facciano riferimento ad una antica villa patrizia del I° secolo a.C. e che siano finalizzate alla conservazione dell'acqua (attraverso cisterne) e all'allevamento di pesci e molluschi (le peschiere).
La composizione delle sei strutture presenti lungo la costa
Il complesso di ambienti, cisterne e vasche comunemente noto col nome di "Peschiere di Lucullo" è un insieme di sei strutture scavate nella montagna tufacea di Miseno lungo un tratto di costa di 220 metri. Tutte si trovano ad un livello inferiore rispetto alla data di origine a causa del bradisismo: nella parte a riva sono presenti edifici moderni mentre la parte a mare è ricoperta di sterpaglie. Queste strutture sono ormai malamente leggibili, mentre assai più evidenti sono le numerose cavità che si aprono a livello del mare o poco al di sopra.
Le cavità situate più vicino a riva si presentano intasate di sabbia nelle parti inferiori (le prime quattro), per cui i pavimenti non sono visibili. Le cavità più lontane dalla riva sono invece protette da un lungo scoglio rettilineo, che è in realtà il risultato dell’adattamento artificiale della roccia in posto, per ricavare vasche e canali situati in parte in cavità ed in parte in esterni. L’insieme si configura come una serie di ambienti, alcuni dei quali sono di difficile interpretazione, altri sicuramente riconducibili a peschiere coperte, a cisterne e ad altri ambienti di servizio, ma è verosimile che alcuni di essi siano stati impiegati o riutilizzati per altri scopi già in epoca antica.
Il complesso è sicuramente attribuibile alla pars maritima di una delle numerose ville residenziali, che tra la fine della Repubblica e la prima età imperiale caratterizzarono la costa flegrea. Nello specifico questa è stata attribuita al console Lucullo, nonostante non vi siano dati archeologici che confermano o smentiscono tale attribuzione.
Prima Peschiera, cosiddetta "Bagno del finocchio"
Il primo ambiente (struttura A) è situato al di sotto di una rupe tufacea, appartenente ad un locale pubblico, che presenta due ingressi: uno a Nord-Est dal lato del parcheggio del locale, l'altro a Sud-Ovest dalla spiaggia. Si tratta di un ambiente rettangolare lungo 15 metri a volta ribassata che presenta più livelli di lavorazione: originario tra I° e II° secolo d.C., esso presenta quattro archi di sostegno in laterizio risalenti invece al III° o IV° secolo d.C così come le decorazioni degli intonaci sono ascrivibili ad epoche differenti (di colore celeste la parte più antica, bianco con stelle rosso scuro la più recente).
In prossimità dell’ingresso orientale si notano tracce di un quinto arco e, sulla parete nord una tamponatura di opus reticulatum. Sul soffitto si trova una caditoia che prosegue verso l’alto per circa 2 metri, ostruita con massi tufacei. All’estremità occidentale si trova invece un interessante prospetto architettonico in laterizi, composto da due semicolonnine ed un architrave che inquadrano un arco a tutto sesto. Esso da adito ad un breve corridoio molto insabbiato che si dirige verso l’esterno. Ai lati del prospetto laterizio si trovano due corridoi che portano verso gli ingressi occidentali.
Tale struttura nel XVII° secolo è stata ricondotta da alcuni studiosi ad un impianto termale denominato "I Bagni del finocchio" per la pianta che cresce selvaggia in quella zona. Qualcun'altro ha pensato si trattasse di un ninfeo afferente sempre all'antica villa patrizia riconducibile a Lucullo mentre la presenza di una caditoia sul soffitto fa pensare ad una conserva d'acqua della pars maritima della villa.
Caratteristiche degli ambienti B, C e D
Anche il secondo ambiente (struttura B) rientra in una moderna proprietà privata tant'è che oggi è utilizzata come deposito. Esso è costituito da una cisterna a doppia camera, lunga circa 16 metri e larga 6. La prima con volta ribassata e l'altra con volta quasi piana, quest'ultima sostenuta da un pilastro, separate entrambe da una parete in muratura di conci tufacei. Qui la parete esterna è scomparsa a causa di un crollo ma è comunque visibile un paramento in opus reticulatum ricoperto da uno strato di cocciopesto. La volta è invece priva di paramento e presenta ancora le tracce di escavazione. Come nel primo ambiente sono presenti due caditoie sul soffitto.
Il terzo ambiente (struttura C) è in prossimità del bagnasciuga della spiaggia, per cui è in parte insabbiata e il suo ingresso è parzialmente occupato dal mare. Si tratta di una cavità a pianta rettangolare lunga circa 15 metri e larga circa 5. L’ambiente è privo di paramento e sono visibili tracce di scavo. Non essendo presenti altre strutture come caditoie o pilastri è pensabile che non si tratti di una vasca idraulica ma di un deposito.
Completamente sommersi dall'acqua per 1 metro sono invece i pavimenti del quarto ambiente (struttura D), un vano a pianta quadrata di circa 4 metri a lato con un'altezza massima pari a 3,8 metri dalla base. Le pareti presentano ancora tracce di intonaco, mentre il pavimento è ora molto irregolare e ricoperto di massi di crollo, sotto 0,8 m di acqua.
I due ambienti in gran parte sommersi, le vere e proprie peschiere
Risultano particolarmente compositi gli ultimi due ambienti (strutture E ed F), entrambi sommersi con le due cavità visibili dalla costa, ed entrambi riconducibili alla funzione di vere e proprie peschiere vista la presenza di camminamenti in rilievo a separare le vasche nonchè condotte e grate di chiusura nei collegamenti affinchè ci fosse il passaggio dell'acqua ma non la fuga del pescato.
Il primo (struttura E) ha un duplice accesso ed è composto a sua volta da quattro ambienti: due portali affiancati grosso modo quadrangolari da 4,5 metri di lato separati da un pilastro ma ambedue collegate ad un terzo portale anch'esso a pianta quadrata da 4,5 metri ma con una volta più bassa lasciando 1,5 metri di luce sopra il livello del mare. Un corridoio lungo 4,5 metri collega i primi due ambienti ad una cisterna lunga ben 14 metri, larga 6 ed alta 4,5, con rivestimenti in cocciopesto, soffitto in roccia naturale e pavimento ricoperto d'acqua marina per 30-40 cm circa. Sulla parete verso l’esterno, in parte in opus reticulatum, si aprono tre fori cilindrici a diverse altezze, di cui il primo fungeva evidentemente da sfioratore vista la traccia del livello di pieno. Alla sommità c'è un varco di forma irregolare, forse risultato di un crollo.
Due portali affiancati caratterizzano anche la sesta e ultima parte delle cosiddette Peschere di Lucullo (struttura F), entrambi larghi circa 6 metri ed alti 6,5, che permettono l’accesso a due ambienti quadrati di circa 6 metri, separati da un setto di circa 1,2 m di spessore. Qui pareti e volte sono in roccia naturale mentre il pavimento è insabbiato ed immerso nell'acqua per circa 3,5 metri. Le due cavità sembrano fra loro indipendenti, invece sono collegate da un passaggio voltato con camminamenti ed un canale sul fondo. Sulla parete di fondo del primo dei due ambienti (F2) si apre una prosecuzione, costituita da un ambiente semi-sommerso con pareti irregolari ma verticali, lungo 19 metri e largo 5. Esso ha il fondo ricoperto di sabbia e cosparso di grossi blocchi, alcuni dei quali distaccati dal soffitto, probabilmente per crolli.
Altri ruderi
Poco al di sopra delle cavità dei settori A, B e C sporgono dalla roccia resti di altre strutture con paramento in vittato, reticolato e laterizio, molte delle quali conservano resti di rivestimento in cocciopesto. In un podere posto alle spalle dei resti presenti in dette cavità, vi sono strutture in opera vittata, listata e reticolata con ammorsature in tufelli, in alcune delle quali c'è traccia di rivestimento in signino. Si tratta di persistenze archeologiche site 15-20 metri sopra il livello del mare: un ambiente in opera vittata originariamente coperto da volta a botte, un muro ben conservato con paramento in opera vittata, tracce di pavimentazione a mosaico con tessere bianche, altre strutture in opera reticolata con ammorsature in tufelli e un pilastro in opera listata.
La biocenosi delle caverne
Tutte le cavità sono grotte semi-oscure, habitat popolati prevalentemente da Poriferi ed Antozoi, condizionati dall’idrodinamismo ancora elevato e dalla quantità di luce che penetra all’interno delle cavità. Poriferi ed Antozoi a cui vanno ad aggiungersi Gasteropodi ed Echinodermi, prevalentemente Oloturioidei ed Echinoidei. Le alghe sono ugualmente ben rappresentate e si distribuiscono seguendo le fasce d’illuminazione. Pertanto le alghe verdi si trovano vicino agli ingressi, mentre più all’interno abbondano le alghe brune e rosse. Negli ambienti più riparati dalla luce si possono trovare anche crostacei come il Palaemon serratus.
Come arrivare e come visitare
Le Peschiere di Lucullo sono visibili dalla spiaggia. Le prime due sono visitabili soltanto col placet dei locatari, dal momento che ricadono su proprietà private. Le strutture emerse sono osservabili in barca mentre quelle sommerse sono visibili con snorkeling o immersioni. Per raggiungere le Peschiere di Lucullo con l'auto seguire le indicazioni per Capo Miseno altezza Via Dragonara, parcheggiare lungo le strisce blu a pagamento oppure presso una delle tante aree di sosta private e accedere all'arenile. Con i mezzi pubblici arrivando da Napoli bisogna prendere la linea ferroviaria Cumana EAV ed arrivare al capolinea Torregaveta, da lì prendere l'autobus di linea Torregaveta-Fusaro fino ad arrivare a Bacoli, seconda fermata di Miseno. Oppure dalla Cumana fermarsi alla stazione del Fusaro e prendere l'autobus Miseno-Cuma che conduce al capolinea di Miseno.